domenica 22 giugno 2014

I Fiori di Bach adatti al caso tuo

Un caposaldo della medicina moderna e della metodologia scientifica.

La premessa è che questo post non è politically correct. Quando mi imbatto in articoli nei quali il conteuto di idiozia supera di gran lunga i livelli di guardia, non ce la faccio a restare lucido.

Sito web dedicato ai fiori di Bach: sembra molto dettagliato e, incuriosito, mi metto a leggere.

I fiori di Bach, apprendo, "non curano la malattia ma lo stato d’animo". Esempio: come reagiamo ad un determinato avvenimento? Con rabbia, paura, indifferenza, scoraggiamento? La risposta che diamo all’evento ci indica quali fiori ci saranno utili in quel momento. Se per esempio il nostro problema è la "crudeltà verso gli altri", come testualmente leggo nel sito, il fiore che fa per noi è l'agrifoglio. Certo, rifletto tra me e me, imparare così di colpo che lo sterminio di ebrei, ruwandesi o cambogiani si sarebbe potuto evitare con qualche goccia di agrifoglio dopo i pasti è sconfortante. Leggo poi che (sempre testualmente): “i diversi rimedi sono la somma dell’azione congiunta dell’acqua e del fuoco, visto che gli elementi terra ed aria sono già presenti nel fiore, la pianta che li ha generati è difatti cresciuta fra la terra e l’aria del cielo”.

Iniziamo molto male: questa frase è talmente demenziale e priva di qualunque significato, e tuttavia così irritante nella sua presunzione di apparire dotta e ponderata, che faccio sinceramente fatica a mantenere la concentrazione e procedere nella lettura. Quattrocento anni di scienza non sono serviti a nulla: questi qui sono ancora rimasti a terra-aria-acqua e fuoco. Ma mi faccio forza e proseguo nella lettura, anche se due gocce di castagno dolce adesso mi sarebbero di aiuto.




Apprendo comunque che “i fiori vengono messi in acqua e, una volta che l’informazione trasformatrice del fiore si trasferisce nell’acqua, a questa è aggiunto del brandy (come conservante) e i fiori di Bach sono pronti”. Che cosa sia l’azione trasformatrice che passa dal fiore all’acqua e come ci passi non e dato sapere, ma è tipico, quando si ha a che fare con le pseudoscienze, doversi prestare ad atti di fede verso qualcosa che non è in alcun modo definito ma che vuol lasciare supporre lunghi studi alle spalle.

Procedo nella lettura e apprendo subito dopo che “per informazione s’intende un messaggio vibrazionale positivo.” Non ho idea di cosa sia un “messaggio vibrazionale positivo”, ma sono certo che non ce l’abbia neanche l’autore di quello che sto leggendo, anche se questa è solo l’illazione di uno scettico. Non posso fare a meno di notare, però, che alle pseudoscienze piace molto il termine "vibrazioni", e che, uniche discipline al mondo, sanno distinguere le vibrazioni positive da quelle negative. Non serve ovviamente ricordare che il termine "vibrazione positiva" (o negativa) nella scienza non esiste.

Per la cronaca i Fiori di Bach sono stati inventati, è il caso di dire, dal medico britannico Edward Bach attorno al 1930. Nel frattempo il mondo si è evoluto, abbiamo scoperto i virus e i batteri, la genetica, e un sacco di altre cose che hanno ridicolizzato le convinzioni in campo medico dell'epoca, ma la "scienza" dei Fiori di Bach non è stata minimamente scalfita da tutto ciò.

Per la preparazione, si raccolgono i fiori in una giornata di sole. Non bisogna toccarli con le mani altrimenti si rischia di passare loro "vibrazioni sbagliate" (che suppongo siano negative), e bisogna quindi usare le forbici. Se poi con le forbici, anche se pulitissime, ci hai da poco tagliato il pesce, non vi so dire che tipo di vibrazioni potrebbero esserci in circolo, ma di sicuro Bach non se ne è preoccupato.

Poi si fanno cadere i boccioli in un recipiente di vetro riempito di acqua pura, avendo cura di coprire con essi la superficie della bacinella. Quindi si lasciano macerare al sole per 4 ore (in Italia, dove il sole è più caldo rispetto al Galles, terra di cui Bach era originario, ne bastano soltanto 3, hanno azzardato i Bachisti nostrani sfidando le sacre leggi sui fiori di Bach impresse nella pietra!); in questo modo il sole trasferirebbe la vibrazione del fiore all'acqua sottostante. Come dite? Cosa significa in pratica? Di che vibrazione si sta parlando? Ma come siete pignoli, mammamia!

Suppongo si faccia riferimento alla (inesistente, fontefonte) memoria dell’acqua. Quella stessa acqua che, insieme di molecole fatte di atomi di idrogeno e ossigeno adesso ammassate nel bicchiere, è stata nelle ere geologiche alternativamente mare, ghiaccio, nuvola, fiume, stagno, pozzanghera, saliva di dinosauro e urina di mammut, continuamente rimessa in circolo dall’evaporazione, dai venti e dalle piogge, e che, nelle sue vicissitudini, è venuta a contatto innumerevoli volte con virus, batteri e sostanze di tutti i tipi, ma che tuttavia, misteriosamente, si è dimenticata di tutto tranne che del fiore di Bach.

Perché se l’acqua avesse anche una pur vaga memoria, con tutto quell’iradiddio che ha visto nella sua vita (una molecola d’acqua può dire a pieno titolo “ho visto cose che voi umani…”) non saremmo qui a scrivere queste cose. Per nostra fortuna, però, l’acqua non si ricorda di niente, a parte il fiore di Bach, che come il primo amore evidentemente non si scorda mai.

Comunque, tornando alla preparazione dei fiori, dopo che questi hanno trasferito per bene la loro vibrazione all'acqua, quest'ultima si filtra con un filtro di carta in una bottiglia da 1 litro aggiungendo una pari dose di cognac o brandy, che serve per la conservazione, e siamo pronti. Per inciso, ragazzi, se volevate inciuccarvi non c'era bisogno di mettere su tutta questa messinscena dei fiori. Vi compravate una bottiglia di Vecchia Riomagna alla Conad e eravate a posto!

Il metodo della bollitura è invece più veloce. Raccolti i giovani germogli di fiore con la stessa metodologia, dovranno essere posti in una pentola di metallo porcellanato (mi raccomando, guai se non è porcellanato, non facciamo sciocchezze che potrebbero compromettere il risultato!), all'incirca nella stessa quantità del primo metodo ma con un litro e mezzo di acqua. Lasciati bollire per circa 30 minuti, si lascerà raffreddare la tintura così ottenuta, aggiungendo poi all'acqua filtrata lo stesso quantitativo di brandy.

L’articolo poi conclude dicendo che “le proprietà dei fiori sono state confermate dagli attuali studi scientifici”. Evvai! E credete di cavarvela con una frasetta così? Come dire "...la prova dell'esistenza dei minotauri è stata confermata dagli attuali studi scientifici" e uno che legge dice "ah, allora va bene, sto tranquillo che esistono i minotauri!".

In genere in un articolo scientifico serio alla fine di una frase del genere c’è sempre una referenza a uno o più articoli scientifici altrettanto seri che attestino quanto appena affermato, e che, se uno è interessato, può leggersi con calma. E’ una cortesia che si usa al lettore, che sta a significare: “guarda, caro lettore, quello che ho appena detto non l’ho fatto io, ma non me lo sono neanche inventato, perche’ è certificato e spiegato in dettaglio QUI.” E’ una prassi consolidata nelle pubblicazioni scientifiche, che impedisce a chiunque di fare affermazioni strampalate senza citare le fonti. Non solo, ma chi legge ha anche modo di valutare la credibilità della fonte, se è un’autorevole rivista scientifica soggetta a peer review o un sito web autogestito, o un libro pubblicato in proprio. Questa prassi impedisce ad esempio di affermare che, cito a caso, “è ben noto che il bicarbonato faccia guarire dal cancro”, o che “studi scientifici hanno provato che il bagno nell’acqua colorata di verde guarisce l’ulcera” senza indicare anche “dove” è scritto che è ben noto e soprattutto "come" è stato provato.

Certo, la pagina web sui Fiori di Bach che sto leggendo non è e non vuole essere una pubblicazione scientifica. Però, dato che l’affermazione è molto forte, avrebbe certamente giovato innanzitutto alla credibilità dell’autore dell’affermazione citare fonti affidabili. In questo caso invece non c’è nessuna referenza, nessuna fonte, e dubito che si tratti di una banale dimenticanza. Esistono invece pubblicazioni scientifiche che mostrano la totale inefficacia dei Fiori di Bach dal punto di vista clinico  Una rassegna si trova qui. L'unico effetto evidenziato è stato quello del placebo (fonte, fonte).

Alla fine comunque compare un test: 100 domande sulle reazioni personali ai vari stati d’animo. Le domande sono del tipo: “Hai delle paure specifiche, o da identificare e che vorresti superare?”, “Sei risentito e amareggiato verso coloro che possono averti trattato male? “, “Sei sospettoso o diffidente riguardo le motivazioni o le intuizioni altrui?” , “Ti senti in difficoltà con dei pensieri persistenti ma non voluti?” e così via. Le risposte possibili per ciascuna domanda sono “spesso”, “qualche volta”, oppure “mai”. Il testo introduttivo spiega che in base alle risposte date il test valuta che tipo di fiori di Bach sono necessari per curare gli stati d’animo evidenziati dalle risposte stesse.
Da una semplice occhiata al tipo di domande appare chiaro che se uno risponde sempre “mai” a tutte le domande è un automa, un essere cibernetico privo di emozioni, che se lo aprono ci trovano dentro condensatori e circuiti stampati, mentre se uno risponde sempre “spesso” ha un esaurimento nervoso conclamato di quelli brutti, e probabilmente si trova già affidato alle cure di qualche bravo specialista. Se invece uno a tutte le domande risponde “qualche volta” è semplicemente una persona normale, che quindi probabilmente se ne frega anche dei fiori di Bach e ignorerà quindi i risultati del test.

Siccome io sono comunque una mente fortemente disturbata, e avrei probabilmente bisogno di ben altro che una dose massiccia di fiori di Bach, faccio il test tre volte, rispondendo per la prima volta a tutte le domande “mai”, poi “qualche volta” e infine “sempre”. Mi aspetterei un kit di fiori di Bach consigliato decisamente diverso nei tre casi, e invece, sorprendentemente, il risultato del test consiglia sempre lo stesso mix di fiori, indipendentemente dalle risposte. Puoi essere un asociale psicopatico che odia il mondo e progetta di fare una strage per poi suicidarsi, oppure un asceta al cui confronto Ghandi era un pericoloso teppista, i fiori di Bach per te sono sempre gli stessi. Come dire che se non hai mai avuto mal di testa in vita tua, oppure soffri di emicrania cronica devastante che ti impedisce di vivere, un pediluvio tutti i giorni è il rimedio che fa per te.

E siccome il test si conclude con la frase “sono comunque a vostra disposizione per ogni chiarimento” faccio un gesto ancora più inconsulto e scrivo. Scrivo che secondo me c’è qualcosa che non va nel test, perché i fiori consigliati sono sempre gli stessi indipendentemente dalle risposte, e vorrei capire meglio come funziona la cosa. La risposta arriva pronta e, in modo molto gentile, mi viene spiegato che le risposte vengono elaborate da un “complesso algoritmo matematico messo a punto da esperti, che tiene conto delle variegate e innumerevoli proprietà dei fiori di Bach” e che insomma... sarebbe troppo lungo da spiegare, ma dietro c’è un bel po’ di studio e di ricerca, e che in sostanza "mi posso fidare". 

A questo punto, siccome sono in gioco, decido di continuare a giocare, e rispondo che no che non mi posso fidare, o per lo meno "IO" non mi fido, perché non mi sembra proprio che ci sia dietro alcun “complesso algoritmo matematico” visto che, sottolineo di nuovo, i fiori consigliati sono sempre quelli, indipendentemente dalle rispose, e che l’unico algoritmo che c’è dietro è: “ha fatto il test? Inviagli la lista completa di tutti i fiori, non importa cosa abbia risposto”. Come quelli che tu gli scrivi per protestare che non ti hanno riparato l’auto ancora in garanzia, e mai e poi mai ricomprerai in futuro un’auto di quella marca, e loro, per tutta risposta, ti mandano una e-mail che ti informa delle nuove promozioni dai concessionari. Devono avere lo stesso software: basta che gli scrivi e loro ti mandano sempre la stessa risposta! E poi invito il responsabile del sito a fare lui stesso la prova variando le risposte, semplicissima da effettuare, e decidere lui, di testa sua, senza preconcetti, se gli sembra sensato che i fiori siano sempre gli stessi anche se uno manifesta stati d’animo e un approccio alla vita diametralmente opposti.

La risposta giunge di nuovo velocemente, ma questa volta non c’è traccia di gentilezza. Il tipo mi invita senza mezzi termini a non disturbarlo più, perché lui è a disposizione di chi vuole capire, e non di chi, come me, si permette di criticare una pratica che vanta milioni di utilizzatori al mondo e che è unanimemente ritenuta di grande efficacia. Che cosa significhi per lui “capire” a questo punto non lo so. Forse significa semplicemente “credere”.

Ultima ora: prima di dare il presente manoscritto in pasto alle rotative, leggo su Wikipedia, alla voce “fiori di Bach”, che esiste un “rimedio di emergenza”. Cito testualmente: “Il rimedio di emergenza è chiamato Rescue Remedy ed è una miscela di cinque fiori, che secondo Bach sarebbe utile in situazioni più acute: fortissimi stress, attacchi di panico, svenimenti, brutte notizie ecc.”. Una specie di defibrillatore dell’animo, insomma, o qualcosa tipo l’iniezione di adrenalina direttamente nel cuore su Pulp Fiction, da usare per emergenze ma, suppongo, anche con grande cautela. Da conservare sottochiave nell'armadietto dei medicinali e lontano dalla portata dei bambini (con tutto quel brandy, poi!). Me la immagino la situazione disperata, con l'esperto di fiori di Bach che grida: "Lo stiamo perdendo! Lo stiamo perdendo! Presto! Presto! Ci vuole il Rescue Remedy, me ne assumo io la responsabilita!" Non so perché ma a pensare al kit di emergenza fatto di Fiori di Bach mi viene da ridere… Ah, dimenticavo, su Ebay c'è una superofferta: il kit di 40 fiori scontatissimo a soli 380 euro! Ce ne sono solo 10 pezzi, affrettatevi!

1 commento:

  1. Graffiante e divertente, come sempre!
    Non so nulla sui fiori di Bach, ma salta all'occhio una enorme differenza nella preparazione rispetto all'omeopatia.
    In questo caso eventuali principi attivi presenti nei fiori e solubili in acqua possono benissimo essere presenti in quantità rilevabili (e, in certi casi, anche consistenti) nel "prodotto " finito.
    Non si può quindi escludere a priori un qualche effetto, potenzialmente anche negativo ... tutto dipende dai fiori utilizzati.
    Non mi berrei a cuor leggero un macerato di fiori di certe piante tossiche ...

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