domenica 4 maggio 2014

Decisioni consapevoli

Siamo realmente in grado di prendere decisioni consapevoli su argomenti che necessitano grande specializzazione e competenze specifiche?

Gli oppositori delle vaccinazioni obbligatorie sostengono che il cittadino dovrebbe essere lasciato libero di scegliere autonomamente se vaccinare o meno i propri figli, senza imposizioni di alcun tipo. Vaccinare i propri figli, essi dicono, deve essere una decisione libera e consapevole, che scaturisce da una autonoma valutazione dei pro e dei contro da parte dei genitori.

Questo discorso, che potrebbe apparire apparentemente impeccabile, nasconde un problema di fondo:  l’effettiva capacita’ di un cittadino qualunque di prendere una decisione realmente consapevole su un tema cosi complesso come la vaccinazione.

Infatti delegare la popolazione a prendere decisioni autonome in questo campo assume implicitamente che ciascuno di noi abbia competenze di medicina, epidemiologia, chimica, biologia e fisiologia sufficienti per districarsi nel mare di fonti disponibili e valutare con cognizione di causa innanzitutto l'affidabilità delle fonti stesse, e poi il contenuto delle informazioni raccolte.
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E’ chiaro che non c’e’ niente di democratico in tutto questo, nessuna effettiva libertà di scelta. Al contrario, si chiede al cittadino di decidere su una questione sulla quale egli normalmente non ha competenze alcune,  non è tenuto ad averne, e difficilmente potrà acquisirne. Pretendere che il cittadino qualunque si informi su una questione di tale complessità e importanza equivale a caricarlo di una responsabilità verso se stesso, i propri figli e il resto della comunità (sì, perché la vaccinazione ha un impatto non solo sulla salute di chi si vaccina, ma su quella di tutti) che egli non è assolutamente in grado di assumersi, ma anzi, oserei dire ha il diritto di non assumersi. Sarebbe come pretendere da chi acquista una casa in costruzione che debba decidere egli stesso, con consapevolezza, se fidarsi del progetto dell’ingegnere o piuttosto apportare autonomamente variazioni alla quantità di cemento armato da utilizzare, alla posizione delle travi portanti, alla valutazione del loro carico di rottura.

Nella realtà quello che ognuno di noi effettivamente può fare, in situazioni del genere, è fidarsi delle fonti. L’unica decisione effettivamente autonoma e consapevole che si mette in pratica è questa. Ci si fida di chi, in modo pregiudiziale, si ritiene il più esperto, e quindi il più affidabile, del settore.  Nel caso delle vaccinazioni alcuni si fidano della fonte che corrisponde alla scienza medica, la quale, pur ammettendo eventuali rischi dei vaccini, studiati e evidenziati da test clinici effettuati con criteri scientifici, considera la vaccinazione importante e necessaria per la salute pubblica. Altri si fidano invece a priori di fonti che si dichiarano apertamente contro i vaccini, e secondo cui i danni per la salute pubblica superano di gran lunga i benefici. Non c’e’ nella realtà nessuna decisione consapevole nel merito del problema, né pro né contro i vaccini, dato che essa richiederebbe competenze che pochissimi hanno, e che comunque non si potrebbero acquisire semplicemente informandosi qua e là. L’unica decisione che in pratica viene presa è sulla fonte di cui si decide di fidarsi.

Chi lavora in ambito scientifico sa perfettamente che la lettura di un articolo pubblicato su una rivista specializzata, come ad esempio Nature, è tutt'altro che una lettura semplice e di pubblica comprensione, perché necessita di competenze specifiche non acquisibili senza studi dedicati e esperienza sul campo. E sa inoltre che se l'articolo riguarda un argomento di cui non si è affatto competenti, è pura illusione pretendere di poter valutare con cognizione di causa la correttezza delle affermazioni riportate, e sviluppare una propria opinione fondata su quello che si è letto. Questo è oggi ancor più vero che in passato, a causa della sempre maggiore specializzazione richiesta in qualunque settore della ricerca. Pertanto è assolutamente impensabile che il cittadino medio possa consultare riviste scientifiche per sviluppare autonomamente una propria opinione sulle vaccinazioni. Quello che egli potrà fare è pertanto affidarsi a fonti non troppo tecniche a lui comprensibili, ovvero riviste o libri a carattere divulgativo, siti web di facile comprensione, o il parere di persone che egli ritiene affidabili.

A questo punto il problema si riduce quindi alla corretta valutazione delle fonti accessibili, perché di facile comprensione: come possiamo ritenere una fonte affidabile? E quando una fonte è invece di dubbia affidabilità? Vediamo ad esempio cosa dice a questo proposito Wikipedia, che sull'attendibilità delle fonti basa tutto ciò che pubblica. Tra i vari suggerimenti a riguardo si legge:

"Usare sempre cautela se i siti Internet sono dei siti amatoriali o dei fan-club;  L'autorità di una fonte non è necessariamente legata all'autorevolezza riconosciuta all'autore, ma alla validità riconosciuta alla tesi, preferibilmente in ambito scientifico o accademico."

Insomma, non c’è bisogno di scomodare esperti della comunicazione per avere una risposta: tutto quello che serve e’ semplicemente il buon senso.

Il buon senso vorrebbe che se si vuole valutare l’utilità di un vaccino si debba interpellare chi riporta il parere della scienza medica, e, si badi bene, l'opinione largamente condivisa dalla scienza medica, e non di alcuni singoli rappresentanti della scienza medica. Non del medico presidente di una casa farmaceutica e neanche del medico omeopata esperto di iridologia quantistica. Questo perché nella scienza non vale il principio di autorità, il cosiddetto ipse dixit. Se tizio afferma con convinzione qualcosa, questo non conferisce nessuna valenza aggiuntiva alla sua affermazione, anche se tizio è un premio Nobel o un personaggio noto al grande pubblico. Nella scienza l’opinione del singolo non conta niente se non è supportata da solide prove ottenute secondo i criteri del metodo sperimentale. Ad esempio Einstein, che pure non era l’ultimo arrivato, si ostinò per decenni, solo contro tutti, a sostenere tesi scientifiche che oggi sappiamo essere sbagliate. Il fatto che fosse Einstein a sostenerle non ha reso vere le sue affermazioni. Quindi, tornando al caso dei vaccini, il buon senso vorrebbe che il parere della comunità medico-scientifica internazionale sia quello a cui fare affidamento, molto più che quello di sparsi, sebbene agguerriti, gruppi di oppositori ai vaccini.

Questo punto di vista, basato innanzitutto sul buon senso, andrebbe esteso in generale a qualunque settore per il quale è necessario interpellare il parere di esperti. Se vogliamo valutare la purezza di un diamante è naturale affidarsi a un esperto di gemme, e non certo a un botanico collezionista di minerali. Viceversa un botanico sarà la fonte più’ affidabile da interpellare sulle varietà di una certa pianta, molto più di un orafo con il pollice verde. In fatto di evoluzione della specie i naturalisti di tutto il mondo, che ci assicurano la validità dell’impianto della teoria di Darwin, supportata da più di 100 anni di evidenze sperimentali, sono sicuramente più titolati dei vari gruppi di religiosi, filosofi e di non ben definiti uomini di cultura che affermano con convinzione e veemenza il contrario. E se la comunità internazionale dei geofisici è concorde nell’affermare che allo stato attuale delle conoscenze non è possibile prevedere con precisione i terremoti, il buon senso dovrebbe suggerirci che è molto improbabile che un elettricista in pensione con la passione della sismologia sia l’unico al mondo ad avere scoperto come si fa. Applicando semplicemente il buon senso dovremmo diffidare di questi falsi esperti anche se vantano innumerevoli mi piace sul loro profilo Facebook, se hanno un sito web molto frequentato, o se qualche programma televisivo ha sposato la loro causa, perché il consenso scientifico non si ottiene, per fortuna,  ne' a colpi di mi piace, ne' a comparsate in tv.

Tuttavia il fatto che ci sia una generale confusione su questo aspetto, e che tanti preferiscano ad esempio credere a un laureato in scienza della comunicazione quando si parla di cura della Sclerosi Laterale Amiotrofica, nasconde a mio parere un problema molto più grave: l’incapacità di comprendere l’importanza delle competenze. Esiste, diffusa, la convinzione che basti la buona volontà, l’entusiasmo, magari condito da una certa dose di genio (quando non si tratta di truffa!), per improvvisarsi epidemiologo, biologo molecolare, oncologo, geofisico, astrofisico, fisico nucleare, e avere i titoli per discutere a pari livello con chi in questi settori ci lavora da una vita. Esiste, diffusa, l’incapacità di comprendere che nella scienza, come in tutti quei settori delle attività umane che necessitano di specializzazione, le competenze non si improvvisano, ma si acquisiscono con anni e anni di studio, lavoro e dedizione, e che pertanto il parere di chi su un certo argomento estremamente tecnico si è semplicemente informato non ha lo stesso peso del parere di chi invece, in quel settore, ci lavora da trent'anni. Insomma, è sempre e solo questione di buon senso.

3 commenti:

  1. Buongiorno. Ho trovato l'articolo molto interessante e ben scritto. Io faccio parte della schiera dei "non esperti", e per farmi un opinione leggo libri, riviste e siti divulgativi. Concordo sul fatto che non è nelle mie competenze capire in toto argomenti molto complicati ( una volta ho letto un libro di testo universitario, e non ho capito nulla). Mi fido quindi del parere della scienza, medica in questo caso. Non è facile però discutere seriamente di questi argomenti, quando spesso come risposta ti senti dire "sono pagati dall'industria farmaceutica", o "l'hanno detto a Report o sul blog di Grillo". Mi immagino la vostra frustazione, soprattutto in questo paese,nel cercare di far passare il messaggio che la scienza non è una questione di opinioni, e non tutti possono dire la loro.
    Complimenti per il blog per il vostro lavoro.
    Roberto.

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  2. Buongiorno, egregio. Vorrei spezzare una lancia a favore degli anti-vaccinisti, ma visto che ci siamo, anche degli sciachimisti, complottari vari, ecc. Vede: il grosso problema dell'informazione è, molto semplicemente, che non esiste! Almeno su internet... Il caso non riguarda lei, questo blog le è testimone. Tuttavia ho notato, con rammarico, di come la gente di scienza mal volentieri si presti a questo gioco di (dis)informazione a colpi di blog, post su facebook e cinguettii vari, se non quando la stalla è vacante di buoi.
    Tanto per raccontare un banale aneddoto, poco tempo fa volevo dare una ripassatina alle mie nozioni di fisica da perito, con il semplice scopo di prepararmi allo studio dell'aerodinamica orientata agli aeromodelli. E bene, quasi niente in rete... Niente che potesse sostituire un banale libro di testo per le scuole superiori. Alla fine il libro, quello di carta, l'ho dovuto raccattare, non senza epiche difficoltà, tra i meandri di uno dei gironi infernali più atroci: le scatole nel garage.
    Or dunque, in una rete in cui prevale, tutt'ora, quello strano principio secondo cui "sempre ed in qualsiasi caso" sia valido il concetto della maggioranza che vince, ritengo sia abbastanza normale che la gente, mediamente pigra per mere esigenze energetiche, porti alla ribalta certi strani scettri visto che sono supportati da un bombardamento mediatico mal combattuto, se non in sparuti casi come il suo, dai VERI uomini di scienza.
    Purtroppo ai suoi colleghi, pur non essendo nelle condizioni di pretesa, devo contestare lo scarso interesse verso l'informazione alle masse, con un linguaggio che sia il più semplice possibile. Nel mio piccolo trovo molto difficile spiegare alcuni concetti di informatica ai profani, lo ammetto. Tuttavia devo ricordare che lo stesso Einstein da lei citato ha più volte ribadito che una cosa non la si è veramente capita se non si è in grado di spiegarla alla proprio nonna.
    Auspicherei ad una maggior presenza di gente come lei in rete, con un proprio blog come fa lei, in prima linea contro questo branco di cerebro-depressi, autoproclamatisi esperti di questo o quell'altro, che sembrano avere una sorta di radar per le notizie più insensate in circolazione.
    Per il resto, la ringrazio per il suo servizio.

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    1. Grazie innanzitutto per i complimenti. Quello che dice è sicuramente vero. Solo in tempi molto recenti gli scienziati stanno scoprendo l'importanza della divulgazione, e stanno imparando che non basta parlare di scienza per divulgare, ma occorre saperlo fare anche nel modo giusto e tramite i canali giusti. E su questo sono ovviamente arrivati tardi. Qualche anno fa sono andato a un convegno sulla divulgazione scientifica, e alcuni partecipanti, di mestiere ricercatori e interessati a divulgare la scienza (altrimenti non sarebbero andati a quel convegno), dicevano che non avevano certo tempo di parlare di scienza sulla rete. Qualche conferenza di quelle noiose sì, ma su facebook no. Certamente non si deve banalizzare la scienza, ma penso che si possa renderla fruibile a chi è interessato ma non addetto ai lavori con poco sforzo, e un po' di entusiasmo (il motivo principale per cui io tengo questo blog e' che mi diverto a scriverlo). Quello che molti non capiscono è che la divulgazione non deve spiegare la scienza. Deve accendere l'interesse a saperne di più. Resta comunque il fatto che la scienza, come qualunque attività umana che implichi una qualche specializzazione, richiede impegno anche per essere compresa. E nell'epoca dell'informaione mordi e fuggi, in cui si leggono solo i titoli dei giornali e i servizi tv non devono superare i 2 minuti pena il calo dell'audience, chi decide di leggersi un articolo/blog scientifico fa già parte di un pubblico in qualche modo pre-selezionato. Grazie ancora per le gentili parole.
      Stefano

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